Mario Draghi appartiene da molti anni al Group of Thirty, il Gruppo dei
Trenta, o anche G30 come spesso è chiamato questa associazione che
riunisce i più importanti esponenti della finanza globale. All’interno
del G30 ci sono banchieri centrali come lo stesso Draghi o l’ex
presidente della Fed Paul Volcker, così come i vertici di Goldman Sachs,
Morgan Stanley o JP Morgan. Il Gruppo dei Trenta è al momento
presieduto dallo stesso predecessore di Draghi, il francese Trichet. Il
Mediatore europeo, figura istituzionale modellata sull’Ombudsman dei
paesi scandinavi e simile al nostro Difensore civico, ha chiesto alla
Bce di chiarire le attività di Mario Draghi all’interno di questa
associazione che vuole influire sulle decisioni della finanza globale.
Nella denuncia, presentata sul sito dell’istituzione comunitaria, si può
leggere come il caso sia stato aperto il 24 luglio, e che
l’appartenenza al G30 sia incompatibile con l’indipendenza, l’integrità e
la reputazione della BCE. A Draghi viene chiesto di lasciare la lobby, e
per chiarire la sua posizione il presidente dell’Eurotower avrà tempo
fino al 31 ottobre.La protesta raccolta dal Mediatore europea è partita da un’associazione,
che si chiama Corporate Europe Observatory, una Ong che si batte per
svelare l’eccessiva influenza che hanno i grandi gruppi economici e le
lobby nel processo decisionale comunitario. Il presidente
dell’associazione, Kenneth Haar, rimarca come il ruolo di Draghi
all’interno del G30 evidenzi un chiaro conflitto di interesse, al quale
va posta immediata soluzione. “La Bce sta acquisendo un ruolo sempre
maggiore nella regolazione delle banche. Il fatto che proprio un membro
di una delle principali lobby finanziarie del mondo sia il suo capo deve
preoccupare i cittadini”. Il Mediatore europeo ha raccolto la protesta
di Corporate Europe Observatory, mentre la Bce ha confermato l’apertura
dell’indagine, anche se ha immediatamente smentito che la partecipazione
di Draghi al G30 possa rappresentare un conflitto di interessi. Questa
ipotesi è comunque già stata smentita dallo stesso Mediatore
comunitario, che ha aperto il caso per verificare l’incompatibilità
dell’appartenenza alla lobby su altre basi.