26 ago 2012
CRISI SIRIANA: GUERRE E PAURE
Il governo turco ha dichiarato “zone militari” vietate ai civili sette aree della provincia di Hakkari, nel sud-est del Paese, teatro di violenti scontri con i miliziani separatisti curdi del Pkk nelle ultime due settimane. Le sette aree sono state chiuse “temporaneamente” ai civili fino al sei ottobre, e già nei giorni precedenti nella zona era stato vietato l’ingresso a giornalisti e deputati di opposizione. Secondo la stampa di Ankara, nelle ultime due settimane il Pkk ha lanciato una grande offensiva nel Kurdistan turco, spesso partendo dalle basi arretrate nascoste nelle montagne del nord dell’Iraq. Nei giorni scorsi il ministero degli Interni di Ankara ha fatto sapere di aver iniziato, tra il 23 e il 24 luglio, una vasta operazione contro il Partito dei Lavoratori. Si stima che da allora i combattimenti abbiamo causato la morte di circa 150 persone. Sempre ieri, inoltre, è arrivata la notizia che i milizia del Pkk hanno rapito tre soldati turchi nella provincia sud-orientale di Diyarbakir.
Quello che colpisce è la portata di queste operazioni militari, specialmente per il comportamento dei ribelli curdi. I miliziani del Pkk, infatti, non si limitano a colpire le basi e le pattuglie avanzate dell’esercito per poi fare ritorno nei loro rifugi. Bensì sembrano intenzionati a guadagnare terreno e a mantenere le loro conquiste. Come a Semdinli, una città di circa 10mila abitanti a maggioranza curda che si trova tra il confine con l’Iraq e quello con l’Iran.
Secondo diverse analisti, questa situazione è il riflesso della crisi nella vicina Siria. Fin dall’inizio dei disordini, il Pkk si è schierato apertamente contro un intervento militare turco nel Paese, nel timore – fondato – che le truppe di Ankara utilizzino il pretesto siriano per assestare un duro colpo ai miliziani curdi sia in Turchia che nella stessa Siria. Qui è presente il Partito dell’Unione Democratica (Pyd), considerato il ramo siriano del Pkk. Ed è proprio quando i carri armati turchi hanno cominciato ad ammassarsi al confine con la Siria, che si sono intensificati gli scontri tra l’esercito e gli uomini del Pkk. Nel frattempo il Pyd avrebbe cominciato ad addestrare e armare delle milizie locali per prepararsi a un’eventuale invasione turca, con l’appoggio, si dice, di Damasco e l’aiuto di ufficiali del Pkk.
Sembra però che questa forte presenza del Pkk in Siria preoccuperebbe i curdi iracheni, fedeli al presidente del Kurdistan iracheno Massud Barzani e avversari politici e ideologici del Pkk sul piano della competizione curda interna. Il mese scorso i movimenti curdi di opposizione al presidente siriano Bashar al Assad hanno annunciato la formazione di un “Alto consiglio curdo” con l’obiettivo di mettere da parte le divergenze interne per combattere “in maniera unitaria” il governo di Damasco. È probabile che i curdi siriani vicini a Barzani contano sulla “rivoluzione” per riuscire a ottenere uno status privilegiato nella formazione della “nuova Siria”.